La civiltà nuragica nacque e si sviluppò in tutta la Sardegna nel corso della media e tarda età del bronzo e nell’età del ferro (1700-700 a.C. circa).
La Storia e Le Origini Della Civiltà Sarda

Nuraxi di Barumini
Anticamente i geografi e gli storici greci tentarono di risolvere l’enigma dei misteriosi popoli costruttori di nuraghi. Per loro la Sardegna era la più grande isola del Mediterraneo (in realtà è la seconda) e la descrivevano come una terra felice e libera, dove fioriva una civiltà ricca e raffinata e dall’agricoltura fiorentissima.
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Fu il frutto della graduale evoluzione di culture pre-esistenti già diffuse sull’isola sin dal neolitico, le cui tracce più evidenti giunte sino a noi sono costituite da dolmen, menhir e domus de janas, a cui si aggiunsero i nuovi stimoli e apporti culturali dell’età dei metalli. Deve il suo nome ai nuraghi, imponenti costruzioni megalitiche considerate le sue vestigia più eloquenti e sulla cui effettiva funzione si discute da almeno cinque secoli.
Domus de janas

Durante la sua storia millenaria intrattenne continui scambi culturali e commerciali con le più importanti civiltà mediterranee coeve, finché nel corso del VI secolo a.C. l’entrata in conflitto con l’imperialismo cartaginese prima, e romano poi, ne decretò il declino. Sopravvisse nella parte centro-orientale, conosciuta come Barbagia, almeno fino al II secolo d.C., ormai in età imperiale e, secondo alcuni studiosi, anche fino all’epoca altomedioevale, motivo per cui in tali comunità di cultura nuragica indipendenti il cristianesimo si sarebbe imposto solo successivamente.
La Cultura Sarda nel Passato
Gli Antichi Sardi in passato, costruirono svariati pozzi sacri, monumenti vari e addirittura quelli che noi chiamiamo Nuraghe, guidati dal culto animista ovvero adoratori di diversi tipi di Dei, o astronomico delle acque.
Il cuore del tempio-sorgente è la sala con la volta a tholos – come nei nuraghi – il più delle volte sotterranea e nella quale veniva raccolta l’acqua sorgiva. Una scala collegava la sala all’atrium del tempio, generalmente situato al livello del terreno circostante e attorniato da piccoli altari in pietra sui quali si depositavano le offerte e sui quali si celebravano i riti propri al culto dell’acqua sacra. I pozzi sacri subirono nel tempo delle trasformazioni. Edificati sulle sorgenti d’acqua, erano un luogo di pellegrinaggio ed intorno ad essi si sviluppava generalmente un villaggio-santuario.
L’Architettura Funeraria
Le tombe dei giganti segnano, nelle loro poco sondate diversità strutturali e tecniche, il complesso evolversi della civiltà nuragica fino agli albori dell’Età del ferro. Queste costruzioni funerarie megalitiche, la cui pianta rappresenta forse la testa di un toro, sono diffuse uniformemente in tutta l’Isola, anche se si nota una fortissima concentrazione nella sua parte centrale. Si tratta di tombe collettive costituite da una camera sepolcrale allungata, realizzata con lastroni di pietra ritti verticalmente con copertura a lastroni

In prossimità delle tombe sorgevano spesso degli obelischi simboleggianti senza dubbio gli dei o gli antenati che vegliavano sui morti. Questa sorta di menhir sono chiamati baity-loi (in italiano betili) ed è una parola che sembra derivare da beth-el che in ebraico significa “casa del dio”.
I Costumi Sardi
Dai i più antichi ai più moderni costumi Sardi, ognuno di essi cela antiche tradizioni.

Mamuthones Sardi
L’origine dei mamuthones resta ancora oggi controversa. Secondo uno studio “mancano fonti scritte che testimonino la presenza dei Mamuthones in tempi lontani (considerando che la trasmissione di usi e costumi in Sardegna è prettamente orale). Testimonianze orali attestano che i Mamuthones sfilavano già nel XIX secolo. Alcuni sostengono invece che il rito risalga all’età nuragica, come gesto di venerazione per gli animali, per proteggersi dagli spiriti del male o per propiziare il raccolto. Fra le ipotesi avanzate sull’origine della rappresentazione vi sono anche una celebrazione della vittoria dei pastori di Barbagia sugli invasori saraceni, oppure una processione rituale fatta dai nuragici in onore di qualche nume agricolo e pastorale. Alcuni studiosi sostengono un legame con riti dionisiaci, altri negano questo collegamento, e la includono invece fra i riti che segnano il passaggio delle stagioni.
Al giorno d’oggi queste maschere vengono spesso utilizzate nelle sfilate carnevalesche, sopratutto nella Barbagia (centro Sardegna).
Costumi Tradizionali da uomo e donna Sardi
Tra le cose che più contraddistinguono la tradizione sarda ci sono sicuramente i costumi tradizionali che in Sardegna sono davvero tanti, colorati e diversi da paese a paese. I costumi sardi femminili sono in genere molto colorati e il rosso e la porpora esaltano l’eleganza femminile. I costumi sardi maschili sono invece più sobri, generalmente bianchi e neri ma a volte anch’essi ricchi di colore tipicamente blu e rosso.
I vestiti tipici sardi sono abilmente realizzati da artigiani e artigiane che da secoli tengono viva la tradizione tessile sarda. Ai costumi e abiti sardi spesso si aggiungono elementi di oreficeria tradizionale sarda.

Più che di costumi si dovrebbe parlare di abbigliamento tradizionale sardo quando ci si riferisce al vestiario tipico che i sardi usavano in passato. Era composto da alcuni elementi ricorrenti nella “moda isolana” comune che venivano usati in tutta la Sardegna dalla maggior parte della popolazione.
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